URBAN INTERSECTIONS - Le architetture "sottili"
Testo e concept a cura di Paolo Marzano

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I gruppi e le nuove comunità, che chiedono spazio nella città, sono elementi fondamentali per la costituzione di quelle “lingue minori” capaci di riattivare dinamiche urbane, fin troppo atrofizzate. Il territorio, connesso alle pratiche umane crea, quindi, nuove complessità. Ed è, a questo proposito che ritengo interessante l’intuizione zavattiniana nel dichiarare che niente è di più tragico del nostro continuo adeguamento a questa realtà. URBAN INTERSECTIONS nasce proprio da questo intensificarsi di forze e di energie, prodotte dall’estremo tentativo di adeguamento ad una realtà e ad un territorio. L’iniziativa dell’esposizione del 2009 nella collaterale della seconda edizione dell’EIFF (Ecologico International Film Festival) cresce in un gioco tra spazi e funzioni che accettano un genere ‘altro’ di proprietà e destinazione. La comunicazione trova il suo ambiente naturale quando entra in contatto, collaborando, alla strutturazione del territorio. E’, poi, la produzione di eventi che genera l’ibridazione. Ottimizzare, quindi, il processo relazionale tra le parti di un tutto, chiedendo il massimo risultato dal sistema di connessioni creato. Questo il progetto. Il linguaggio del territorio coniugato secondo i termini delle tecnologie avanzate, risponde ad una realtà possibile. L’equivoco potrebbe indurre a comprendere l’evento come ‘prassi’ calcolata, ma la creatività e la sperimentazione non permettono la classificazione o l’individuazione di categorie d’uso, per cui, l’individuo o l’oggetto, da questo binomio, ne escono liberati, indipendenti, strategicamente potenziati e in continuo rodaggio. Ritengo che, mai come in questo momento, al labirinto delle intersezioni urbane (URBAN INTERSECTIONS), necessita sempre più, la connessione a linguaggi ed a relazioni differenti. I tentativi di costruire nuove reti relazionali o alternativi percorsi ‘di rischio’, potranno sicuramente innescare l’accensione spontanea di scenari possibili. Tali paesaggi ri-consolidati e ri-formati, determinerebbero una città-interna non più vetrificata, congelata, ma attivata da sistemi di natura complementare inaspettati, sia gli assemblaggi di oggetti diversi sia l’uso delle nanotecnologie, o l’elettronica computerizzata o le forme d’arte più complesse che da essi può essere generata. Sono i sistemi che determinano le URBAN INTERSECTIONS. Lo studio dell’iniziativa sperimentale URBAN INTERSECTION, parla appunto, di quelle architetture ‘sottili’, distintesi nel tempo, in quell’intervallo di spazio creato tra l’economia della conoscenza e l’ecologia della bellezza che ne costituiscono gli estremi. Le regole dell’urbano e la sua mutante conformazione, esprimono una loro pluralità di linguaggio e proporzionale maggiore densità e consistenza. L’evento e la moltiplicazione dei linguaggi ‘minori’ risolverebbe la nemesi in atto. Ritengo che tale concetto rappresenti la possibile soluzione alla rivitalizzazione dei labirinti urbani. L’ URBAN INTERSECTIONS è, infatti, schoc, è confronto, pausa, incontro con realtà diverse, per questo sarà utile sollecitare norme e azioni differenti, a seconda sei singoli luoghi e nodi d’incontro. Per cui, se la città è intesa come corpo, allora la sua riscoperta dovrà procedere in modo sperimentale e relazionale fra le parti, riaprendo spazi interpretati secondo una flessibilità programmata, ma di facile accessibilità espressiva ed intellettuale, evitando aridi palinsesti, fin’ora dimostratisi senza forza. L’urbano si presenta a noi, come oggetto, lo spazio ne com-prende, avvolgendolo, la luce i colori le proiezioni nell’intorno. Il tempo a sua volta traduce quest’aura ‘oggettuale’ in un’opaca storia di ‘assorbimento’ del luogo. In effetti un corpo, avviluppa relazionandosi, il suo mondo compenetrandolo e generando la propria unica realtà. E’ come se l’oggetto, nel tempo, creasse, intorno a sé, un diverso spazio ‘di manovra’, ‘di movimento’, ‘di attività’, in cui, il velo del ‘sublime’, del transitorio, rappresenta già una sua dinamica urbana interstiziale. Siamo davanti ad oggetti che rappresentano vere e proprie porte per dimensioni differenti, alternativi livelli d’interpretazione e ricerca, creazioni che stabiliscono favorevoli e stimolanti ‘altre’ permeabilità della materia, quindi generano canali percettivi preferenziali per la conoscenza dell’uomo, capaci di sacralità che superano la naturalità e accedono a mondi possibili. Installazioni, oggetti complessi o concettuali, siano essi fotografie, stampe, dipinti. Evidenti matericità che ‘transitano’, quindi diventano corpi costruiti, quasi architetture simulate, morfogenetiche creazioni dipendenti da spazi ancora da concepire; le architetture ‘sottili’.L’oggetto rilascia la sua identità nell’intorno, in effetti, assorbe l'essenza stessa della sua presenza nello spazio e nel tempo, rielabora modificandoli i propri profili con sfumature naturali irriproducibili, s'immerge nella sua trasformazione e si privilegia di giocare nella leggera sfumatura della differenza. In questo apparire, esso assume l'aspetto di un corpo, fluttuante inserito in una dimensione spaziale e in un tempo che lo 'sporca' di realtà, lo consuma lo sperimenta. Nell’osservare queste composizioni scelte per URBAN INTERSECTIONS, ci accorgiamo come non esiste infatti ‘ibridazione’ senza vulnerabilità e precarietà, non esiste ‘interattività’ senza scolorimento oppure ossidabilità, non esiste ‘connessione’ senza screpolature o scollamenti, non esiste ‘smaterializzazione’ senza deterioramenti od opacizzazioni, praticamente non esiste lo spazio senza, avvizzimenti, muffe, graffi, scheggiature, ammaccature, tacche, componenti mutevoli dei materiali e di tutta un’architettura il cui dna contiene quell’elemento di transitorietà dato dalla sua presenza in questa realtà ed in questo tempo. E’ la resistenza dei corpi alla realtà del tempo, “il dramma dell’adeguamento” obbligato. L’oggetto o l’individuo, allora, ritornando all’assunto zavattiniano, diventa spazio attendibile, perché verificabile, di un’eloquente ed evidente, alterazione formale e percettiva. Noi ne descriviamo le conseguenti trasformazioni relazionali con il presente, adeguandone impatti e provandone soluzioni, recuperandone, dove occorra, gli 'effetti collaterali', dopo le resistenze e i conflitti con il reale (la difficoltà e il dramma dell’adeguamento, appunto). Si decompone, così, la loro prima funzione, l’uso viene rielaborato ad altra interpretazione. Riflessione, questa, che prefigura complicità oggettuali in atto e complesse mutazioni confluenti tra comunicazione e territorio. Tra le due realtà oggettuali, esiste una mole immane di accezioni culturali ancora tutte da individuare. Le URBAN INTERSECTIONS vengono generate da quest’incontro, sono le nuove varianti interpretative utili ad esporre volontariamente le regole ad opportune trasformazioni. Riscritture e aggiornamenti mediali pongono le basi per il tempo, dunque, di quelle architetture ‘sottili’ che investiranno il corpo-territorio aprendo a nuove meravigliose avventure.

Paolo Marzano si occupa di critica d'architettura contemporanea e lavora come designer d’interni nel suo studio a Nardò (Lecce). Appassionato studioso della trasformazione della città e della sua continua mutazione, studia ricerca e analizza i fenomeni d’ibridazione compositiva e progettuale del paesaggio metropolitano, nell’ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie applicate all’urbano. Ha pubblicato diversi lavori (bibliografia su http://xoomer.virgilio.it/arch.paoladarpino/Architettura/ricerca.htm). Curatore di diverse mostre d’arte, tra cui la mostra fotografica dal titolo “Sensi Altr(n)ati” – L’urbanità che accade 2008 -, nell’ambito della Prima Edizione dell’EIFF (Ecologico Iternational Film Festival), tenutosi a Nardò dal 18 al 21 settembre 2008. È stato autore della video installazione “Frammenta/azione 23” sonorità curate da Paolo Marzano e Valerio De Filippis,nell’ambito della collettiva d’arte contemporanea presso il Garden Grove – Art Gallery Bistrot, via Borgo Pio 42 ROMA.

Presentazione Artisti

Lara Bobbio
nata a Beirut il 31.03.69;
-Vissuta a Milano fino al 2001, trasferita a Lecce nell’ottobre dello stesso anno;
-Vive e lavora nella campagna dell’entroterra leccese;
-1995 diploma in scenografia -Accademia Belle Arti-Brera-Milano;
-1994 –“No alla non comunicazione”-collettiva-spazio San Carpoforo-Milano;
-1995 –personale-spazio Atomic-Milano;
-1996-personale-spazio Dolce-Vita-Firenze;
-2004-ALLARME ROSSO-personale Ergot Officine Culturali-Lecce;
-2007 –INCONTROLABILE-collettiva Castello di Barletta- Barletta;
-2008- INTERSPAZI -Conservatorio di S.Anna-Lecce;
-2008 –WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR- collettiva-Museo arte Contemporanea-San Cesario-Lecce;
-2009 –MAPPARAMA-LA CHIESETTA DEL MONDO, eventi NABA fuorisalone, Superstudio Più;V. Tortona 26, Milano.

Sinossi
La nuova pelle, un’epidermide di messaggi multicolori che rivestono mobili quadri specchi, forse e perchè no!? mondi nuovi. Lara Bobbio, incastona l’oggetto d’uso ‘consueto’, recuperando la sua dimensione di frammento di spazio e di esistenza. Soldatini e personaggi come ‘lingue minori’, ‘termini noti’, allora, diventano il linguaggio multiforme ‘apparente’, della sostanza delle cose. Un mondo fantastico, originale, esteticamente frammentato, ma carico d’invenzioni. Originale il modo di identificare, le forme, i volumi, i piani. Il messaggio chiaro della comunicazione che scivola ‘sulla’, ‘nella’, ‘dalla’ nostra esistenza. Lasciando tracce di linguaggi riconoscibili, omologanti ed allo stesso tempo fascinosi. Un caleidoscopio che diventa luogo del vivibile, stanza riservata alle sensazioni. Ogni oggetto, dunque, diventa per Lara Bobbio, una tavolozza per colorare il mondo.

Andrea Raho
Andrea Raho grafico e web designer, da oltre 15 anni schizza e colora nel campo della computer grafica e nella sperimentazione di nuove tecniche di disegno e del colore. Inconsapevole appassionato di fotografia in molti dei suoi scatti cerca di fotografare il "non normale" di ciò che ci circonda. Molti dei sui lavori di grafica e fotografia sono stati pubblicati su riviste specializzate del settore. Art director per numerose aziende per la gestione della propria immagine istituzionale, da sette anni insegna a specializzandi nella computer grafica e comunicazione.Negli ultimi anni collabora in maniera continuativa con una compagnia teatrale curandone la fotografia, il web e regia tecnica per tutti gli spettacoli prodotti.

Sinossi
Cosa succederebbe se giraste su voi stessi velocemente e provaste a fondere con la mente i colori che vi circondano? Andrea Raho, dalla lunga esperienza nella grafica computerizzata, ricerca, dal mondo dell?immagine, la sua componente formale indirizzata verso la compenetrazione dei colori. Quante sfumature assume una sensazione, quante ne fa sue, la percezione del luogo in cui viviamo? Un colore carica su di sé sensazioni e ricordi, frammenti di tempo e spazio. Un movimento dinamico “instabile”, adattato alla velocità dell?informazione che fluidifica e assorbe la visione. Un magma coloristico, penetra il piano o da esso scivola via. L?accostamento appena percepibile si fonde, ne conseguono frequenze “insane”, “derivate”, “corrotte”, ma in fondo non è questa l’emozione che prova una sensibilità sempre incompleta, inadeguata, in cerca di una migliore nuova luce? Il cerchio inserito in un quadrato pone questioni già da sé, imponderabili. Moltiplicato per le facce di un cubo proietta realtà alternative non più controllabili, lo spazio intorno, assume con-formazioni interessanti.

Gabriele Perrino
-Excange student presso University of Waterloo - Ontario (Canada) in materia di Environmental Studies nell’anno 1999
-Ottobre 2005 – RIKREA in collaborazione con Kami - Fabbrica di idee.
1° Concorso Biennale Internazionale per oggetti da produrre in serie con materiali recuperati.
-Novembre 2008 – Nardò (Le) - Mostra di Scultura presso lo spazio espositivo A.Sign architettura e multimedia design
-Febbraio 2009 – Pescara. “Sala dei Marmi” Palazzo della Provincia – EU Sustainable Energy Week - E_energeticAbruzzo 2 - Ciclo di conferenze sull’efficienza energetica nella progettazione urbana ed edilizia in Abruzzo
Efficienza e Design Sostenibile Collaborazione con l’ Associazione Culturale MILLIMETRI.
-Marzo 2009 – Nardò (Le). a(C)cumuli Spasmi di materie - Teatri Abitati residenze teatrali in Puglia. Rassegna di Musica Teatro e Arte. Installazione e opere.
-Aprile 2009 – Nardò (Le). Cento - Teatri Abitati residenze teatrali in Puglia. Rassegna di Musica Teatro e Arte. Collaborazione con la compagnia Terramare di Presicce (Le). Scenografie.

Sinossi
La materia, il tempo, la forma, il percorso. Sono questi i particolari elementi gestiti sapientemente dal designer Gabriele Perrino. Dagli studi d’architettura, percepisce la sua concezione d’approccio allo spazio. Ma comprende bene che tale realtà, non può prescindere dall’evidenza concettuale delle condizioni e degli eventi, nell’istante dell’azione dell’uomo. L’interesse per l’ambiente e per l’ecocompatibilità dei materiali, nei progetti, va’ interpretato nelle sue varianti oggettuali e s’intensifica quando apporta soluzioni ai suoi volumi creati nel 3D; sempre migranti, sempre sradicati o in procinto di farlo, comunque indefiniti o in fase di mutamento. Coincide la sua ricerca con un mondo urbano indistinto e assolutamente soggetto ‘a performance’, forse anche, alla ricerca dell’uomo di un luogo mitico, “di un focolare” domestico, ma proprio lì, Perrino evidenzia la dissoluzione della città. “Scultorea forma lucente di acciaio riciclato che alla prima scintilla, prodotta dal fuoco, volerà via e diverrà, la prossima stella.”

Sandro Bellomo
Sandro Bellomo nasce a New York (U.S.A.) nel 1965. Da 20 anni lavora come artista da strada in molte città. Ha vissuto a Roma fino al 1990. Da dodici anni vive a Soleto in provincia di Lecce. Le opere sono realizzate su supporti di vario genere: carta, legno, tela e con altrettanti materiali: acquerello, pastello a olio, pastello a cera, acrilico e colore a olio.
11-15 Febbraio 2008;Wintergarden, ESTEC, Noordwijk - Olanda -;European Space Agency- ESTEC fine arts club - EFAC;
- Dal 20 Febbraio 2008; Beaded Lily - Glass Works Firenze;
- 17 Aprile 2008 Galleria "San Vittore" all'interno della Casa Circondariale "San Vittore" di Milano;
- E ancora:nei Cantieri Teatrali Koreja (Lecce), a Soleto, nel Castello di Carovigno, Ostini
-Dal 30 ottobre al 10 novembre presso la libreria ?i Volatori? in piazza delle Erbe, Nardò (Le), personale dal titolo “a-volti nella complessità”; mostra d’arte contemporanea di Sandro Bellomo; a cura di Paolo Marzano

Sinossi
L'approccio formale coinvolge quel ?linearismo primitivista' distintamente di matrice precolombiana, che distrae la sua essenza materica con l'esaltazione dei segni forti, capaci di evidenziare l'accento kokoschkiano dell'espressione coloristica, nella libertà nei segni-gesti. Bellomo sviluppa uno studio consapevole e disincantato che attraversa, rielaborando, le avanguardie artistiche. Distilla caratteri di intime affinità espressionistiche (Ernst L.Kirchner, Emil Nolde) e integra con rapporti boccioniani le profondità dei piani. Informa di una ?concreta? materialità visiva post-cubista lo spazio dell'opera. Da qui, il passo e' breve, per interagire con l'angosciosa ?fluidità' baconiana che, unita alla pratica surreale ?filiforme' giacomettiana, trova l'ambito della sperimentazione nel segno-graffio che contiene, avviluppandolo materialmente, il dinamismo, responsabile dello spazio contemporaneo. Non vi e' dubbio, dunque, la velocità dei flussi conoscitivi che il presente offre, ibridano vortici emozionali, generando metaforiche gallerie del vento, dove l'interattività, modella identità complesse e moltiplica le sensazioni, come espressività auto-rigeneranti, in continua formazione. Sandro Bellomo, l?artista di strada, vive l?urbano così intensamente, da tracciare volti di identità di un mondo, a venire.

Maurizio Buttazzo
Si occupa di tematiche ambientali nel campo della fotografia e del cinema, lavori come “Salento da rott/amare”, “orizzonti perduti “, “il favoloso destino di candy “, guardano ad un territorio violato e offeso dalle mani dell’uomo. E’ tra i fondatori delle Manifatture Knos, luogo di ricerca e sperimentazione con sede a Lecce.

Sinossi
L’arte per Maurizio Buttazzo, il designer “non convenzionale”, è l’esempio di come la connessione-sconnessione di funzioni diverse, può risolvere gli ‘spazi di manovra’ degli oggetti, confutando l’idea di un loro unico e limitato ciclo e del ‘riciclo’ di vita. La decontestualizzazione dell’oggetto, d’altronte, sappiamo che espone il ‘corpo’ a significati ed a sensi nuovi. Buttazzo “noleggia” la materia già formata per sottrarla a funzionalità date e classificate. Nascono opere luminose da materiale riciclato, poi tappi di plastica assemblati per creare oggetti di design. L’aspetto giocoso, approccia gentilmente ad echi pop, ma fugge di fronte alla serialità ‘meccanicistica’. L’arte di Buttazzo, allora diventa pratica creativa che trova un riferimento forte nella manualità e nel riportare a nuova vita rifiuti e scarti della nostra distratta quotidianità.La catena di ‘smontaggio’, che Buttazzo elabora, sprigiona possibilità infinite in cui la creatività diventa paesaggio ed il pensiero, gioco da laboratorio.


Fausto Laneve
Fausto Laneve si occupa prevalentemente di paesaggio, reportage e still-life , mentre la sua passione per i motori lo porta a seguire il mondo dei Rally, collaborando con note riviste del settore. E’ nato a Nardò nel 1963 ha esposto i propri lavori in importanti eventi fotografici. Nel 2001 riceve il premio speciale “L’uomo e il mare” a S. Benedetto Del Tronto, le sue foto vengono selezionate per la monografia tematica “ il paesaggio nel Sud”a cura della Federazione italiana associazioni fotografiche di Torino. Vince per due edizioni (2003-2004) il concorso nazionale L’Italia a Taranto, patrocinato dalla presidenza della Repubblica, nella sezione bianconero. Tra i lavori più importanti, la mostra “Il luogo e l’uomo”, “Sud” esposta nella 1° edizione di Foto Arte a Taranto 2004 e “Gente di mare” esposta a Novembre 2005 nella 2° edizione di “Foto arte” Puglia. Tutt’ora dirige corsi di fotografia presso vari enti e circoli fotografici. A ottobre 2006 riceve il premio didattica della fotografia.

Sinossi
Ciò che appare nelle immagini di Fausto Laneve è la ricerca di elementi complessi capaci di innescare processi linguistici (visivi) attinenti ad una regola ben precisa; ‘la narrazione’ come forma comunicativa della natura che include e descrive le eccezioni di una realtà, per questo, ‘fenomenica’. Sono inquadrature ricercate che, a volte, debordano nell'astrazione metafisica. Paesaggi o insetti, ambienti od oggetti, meraviglia la concreta realtà indiscussa della materia nell'immagine. Si tratta, dunque, di indagini visive sulla natura che ci circonda o il semplice normale carattere ‘sublime’ della vita, nell’attimo casuale che l’artista riesce a cogliere? Nelle sue opere, è questo l’enigma che l'artista cerca, con il suo estenuante lavoro di osservatore, di scoprire.

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